giovedì 2 dicembre 2010
LA SCELTA VEGETARIANA NELLA TRADIZIONE CRISTIANA.
lunedì 4 ottobre 2010
RISPETTARE IL PIANETA di Giovanni Canepa.
giovedì 30 settembre 2010
SETTIMANA VEGETARIANA.
Il Centro Studi Bhaktivedanta ha deciso di promuovere la settimana vegetariana mondiale con la speranza che sempre più persone realizzino quanto inutile sia il massacro di animali per l'alimentazione umana.
Questa settimana potrebbe essere uno stimolo per molte persone a provare una dieta priva di violenza e capire quanti benefici porta sotto molti punti di vista: economico, ambientale, salutistico ed etico.
Questa settimana il nostro blog sará particolarmente attivo nel fornire suggerimenti, ricette e spunti di riflessione sulla scelta vegetariana.
In attesa dei vostri interventi e commenti vi auguriamo una buona VEG-settimana!
CSB staff
mercoledì 25 agosto 2010
ONU: 'LA DIETA VEGANA SALVERA' IL MONDO'.
Le Nazioni Unite per la prima volta indicano la transizione verso una dieta priva di prodotti animali come la via da seguire per risolvere i problemi ambientali e alimentari che affliggono il pianeta. L’inedita presa di posizione, che ricalca ciò che molte associazioni animaliste e ambientaliste dicono da tempo, quando sottolineano le buone ragoni non solo etiche, ma anche ecologiche, per passare a una dieta vegan, si leggono nell’ultimo rapporto diffuso dall’Unap, il Programma Onu per l’ambiente, pubblicato lo scorso due giugno. Nelle conclusioni dello studio dal titolo ”Assessing the environmental Impacts of Consumption and Production”, gli scienziati mettono in guardia sui rischi della prospettiva in cui all’incremento in corso della popolazione mondiale corrisponda un aumento dei consumi di carne, pesce, latte e uova, che avrebbe conseguenze ambientali devastanti prevenibili solo con un drastico cambiamento delle abitudini alimentari mondiali e la rinuncia all’utilizzo, da parte di tutti, dei prodotti animali. Secondo le proiezioni pubblicate quest’anno dalla Fao, infatti, l’attuale modello culturale e la diffusione del consolidato stile di vita occidentale porterà la produzione di carne a più che raddoppiare entro il 2050 (arrivando dagli attuali 228 milioni di tonnellate a 463 milioni). Senza un’inversione di tendenza, si tratterà di un vero e proprio disastro ambientale i cui effetti sono calcolabili già adesso, visto che l’insostenibilità dell’attuale modello emerge da tutti i dati messi in evidenza nei rapporti dell’ organizzazione intergovernativa, senza che però da questa consapevolezza siano scaturite mai concrete iniziative politiche. Il rapporto Onu indica la zootecnia tra le prime voci delle priorità da affrontare nel prossimo futuro, riconoscendo l’allevamento degli animali come una delle cause primarie all’origine dell’inquinamento e del riscaldamento globale, che provoca all’ambiente più danni rispetto alla produzione di materiali per l’edilizia, come sabbia e cemento e materiali come plastica e metallo, e sottolinea che le coltivazioni per i mangimi animali sono dannose come il consumo di combustibili fossili. Ma la zootecnia è, soprattutto, uno degli ambiti in cui è maggiore lo spreco delle risorse. In termini strettamente energetici, infatti, come spiega dettagliatamente il Neic (Nutricion ecology International Center), l’allevamento degli animali ”da reddito” è uno degli investimenti meno proficui e gli animali sono come ”fabbriche di proteine alla rovescia” poiché il funzionamento del loro metabolismo fa sì che il capitale investito nella produzione di carne sia poi restituito in modo drasticamente più basso. Basti pensare che servono 25 kcal di cereali per ottenere un solo kcal di carne bovina, 11 volte più rispetto all’energia necessaria per la produzione di grano, che ammonta a 2,2 kcal circa. E il rapporto è di 57:1 per la carne di agnello, 40:1 per quella di manzo, 39:1 per le uova, 14:1 per il latte e la carne di maiale, 10:1 per il tacchino, 4:1 per il pollo. E mentre il settore zootecnico consuma le calorie che potrebbero sfamare le popolazioni del sud del mondo, fa anche peggio con l’acqua che porta via, visto che, oltre all’8% di acqua potabile mondiale che serve ad abbeverare direttamente gli animali reclusi negli allevamenti, è enorme la quantità necessaria per coltivare i foraggi che li nutrono. A conti fatti, per ottenere un chilo di manzo da allevamento intensivo si sprecano duecentomila litri d’acqua a fronte dei duemila che bastano, ad esempio, per la stessa quantità di soia dal valore nutritivo comparabile. Se poi si pensa che allevare gli animali produce più emissioni di gas serra rispetto al settore dei trasporti e ben il 64% dell’ammoniaca totale, che concorre all’acidificazione degli ecosistemi e alle piogge acide, è chiaro come la zootecnia contribuisca anche a complicare gli sforzi per la conservazione della biodiversità. Secondo l’ultimo rapporto Fao il 10% delle specie protette rischiano l’estinzione per cause riconducibili direttamente gli allevamenti intensivi, perché il 26% delle terre libere dai ghiacchi è destinato all’allevamento e soggetto a deforestazione e erosione, mentre le deiezioni animali, prodotte in quantità che i terreni non sono in grado di smaltire, contaminano gravemente gli ecosistemi acquatici. Cambiare le cose, però, stavolta, è alla portata di tutti. Negli ultimi paragrafi del rapporto Onu, nel capitolo sui consumi, gli scienziati indicano chiaramente la via da seguire, sottolineando quanto sia diretto il rapporto tra dieta e salvaguardia del pianeta e come scegliere i prodotti animali comporti un ben maggiore impatto rispetto ai prodotti vegetali. Poche volte come in questo caso la responsabilità di salvare il mondo passa in concreto dalle scelte quotidiane.
Tratto da Liberazione.it
Di Leonora Pigliucci (10/06/2010)
venerdì 30 luglio 2010
DAL 'CONVEGNO UOMO E ANIMALI' TENUTO A FIRENZE NEL 2001 - Intervento di Marco Ferrini (Matsyavatara Das).
Pensate a quanto possa essere carico di energie negative un cibo prodotto esercitando violenza: tutte quelle sensazioni di paura, terrore, sgomento, provate dall’essere vivente al momento dell’uccisione, permangono in quel corpo brutalmente massacrato come indelebili tracce a livello psichico e anche fisico, essendo i due piani inscindibilmente collegati, e vengono di conseguenza assimilate, anche se in maniera non consapevole, da chi sceglie quel cibo come nutrimento. Per questi ed altri motivi, l'Ayurveda, la scienza della vita, la scienza medica tradizionale indovedica, afferma che l'alimentazione di tipo vegetariano è incomparabilmente più capace di favorire l’equilibrio psico-fisico, la longevità, conservare la giovinezza e il vigore, di quella basata sui cibi carnei. Considero un dovere ed un piacere essere qui tra voi per parlare del tema “uomo-animali”. Il nostro rapporto con gli animali e con la vita in generale dovrebbe interessarci tutti da vicino, pena una perdita progressiva di sensibilità e di capacità di sopravvivere, vivere e convivere. Desidero perciò ringraziare sinceramente e profondamente gli organizzatori di questo convegno, soprattutto per la dimostrata capacità di dare voce a così tanti e diversi rappresentanti appartenenti alla sfera del pensiero religioso.
Gli umani per loro natura sono esseri sociali; le persone che riescono a vivere in completa solitudine possono appartenere soltanto a due categorie che si trovano esattamente all’opposto: la categoria degli psicopatici e quella degli eremiti. Tutta la grande gamma di umanità intermedia ha in qualche modo bisogno di vivere in contatto con gli altri, e questi altri non sono e non possono essere, come conferma l'esperienza, soltanto gli umani. Vi leggo a proposito una riflessione fatta da una persona profondamente religiosa, intendendo con questo aggettivo riferirmi ad un livello di consapevolezza e non necessariamente ad una carica ecclesiale. Io parlo qui in nome di una tradizione antichissima, quella vedica, ma ho scelto di leggervi un brano, a mio avviso particolarmente significativo, che appartiene ad un’altra cultura e che comunque conferma il punto di vista dei Veda:
"Il rumore pare solo insultare l'orecchio quando è privo della vita. E che cosa resta della vita se un uomo non può udire il pianto solitario di un uccello, o il conversare dei rospi attorno ad uno stagno durante la notte? Che cos'è l'uomo senza gli animali? Se tutti gli animali se ne andassero, egli morirebbe di una grande solitudine di spirito. Ciò che avviene agli animali, ben presto succede anche all'uomo; in tutto c'è un legame".
Sono qui evidenti nette somiglianze con le concezioni vediche, come vedremo in seguito, e con il pensiero di alcuni filosofi pre-socratici, ad esempio quelli citati dai colleghi che mi hanno preceduto. Questo brano, che appartiene alla tradizione degli indiani d’America, termina con la seguente affermazione:
"Tutto ciò che accade alla terra, accadrà anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano in terra è come se sputassero addosso a se stessi. Questo sappiamo: non è la terra che appartiene all'uomo, ma è l'uomo che appartiene alla terra. L'uomo non ha tessuto la tela della vita, è semplicemente uno dei suoi fili e tutto ciò che fa alla tela lo fa a se stesso”.
Questa riflessione, fatta da un capo indiano pellerossa, rappresenta la risposta agli emissari del Presidente degli Stati Uniti che volevano acquistare la terra dei nativi. Essa esprime la consapevolezza della profonda relazione che lega l’uomo agli animali e all'ambiente in cui vive. Se parliamo di animali, non possiamo non parlare anche di ambiente; solo così, infatti, potremo ben comprendere e contestualizzare la posizione che spetta ai vari esseri viventi nel grande mosaico della vita.
lunedì 21 giugno 2010
martedì 23 marzo 2010
SAN GEROLAMO E LA PRASSI ALIMENTARE CRISTIANA.
“ Ciò che i Bramani dell’India ed i gimnosofisti dell’Egitto osservano, cibandosi unicamente di farina di orzo, di riso e di frutta, perché una vergine di Cristo non deve farlo in modo completo? […] Si cibi di legumi, semola…[…] …lo facciano i seguaci di Iside e di Cibale, i quali, nella loro ghiotta astinenza, divorano fagiani e tortore fumanti…” [3]
Queste parole sono rivolte ad una madre cristiana che deve educare sua figlia e San Gerolamo indica nei dettagli la prassi educativa che può rendere solida la spiritualità cristiana. Sono attualissime queste indicazioni che dovrebbero ispirare il cristiano di oggi, portandolo a chiedersi come mai in altri cammini religiosi è insita la dieta vegetariana e in quella cristiana no; abbiamo in altri testi spiegato i motivi storici che hanno portato all’abbandono graduale di tale prassi, ma San Gerolamo ricorda al cristiano che la sua perfezione non può essere da meno rispetto ai cammini indicati dalla spiritualità indiana. Concludiamo con un episodio biblico, citato da San Gerolamo, che ci ricorda il cibo che Dio stesso manda agli uomini attraverso i suoi angeli: “Elia, fuggendo Gezabele, giace stanco sotto una quercia, ed è svegliato da un angelo che viene da lui e gli dice: «Alzati e mangia». Egli guardò, ed ecco, vicino alla sua testa, un pane di spelta e una brocca d’acqua. In verità, Dio non poteva mandargli vino aromatizzato, cibi cotti con olio e carni battute?”[4] Certo, poteva, ma non lo ha fatto…Dio manda solo cibo che ha origine dall’amore e che all’amore ci riporta. San Gerolamo ci indica che dopo Gesù ognuno di noi può essere servito dallo stesso angelo, come accadde ad Elia.
Prof. Valentino Bellucci, 2010-03-06
[1] S. Gerolamo, Adversus Iovinianum, II, 7.
[2] Genesi, I, 29. La biologia moderna conferma che l’essere umano è per costituzione frugivoro.
[3] S. Gerolamo, Lettere, Rizzoli, Milano 2009, pag.457,459 e 461.
[4] Ivi., pag. 113.
mercoledì 17 marzo 2010
'LA CARNE, MEGLIO NON MANGIARLA'.
Fonte: L'Arena.it - di G.B.
martedì 16 marzo 2010
LA SANTA PASQUA E L'ALIMENTAZIONE AGNELLINO, PANE E VINO.
Nella mia provincia (Vicenza appunto), questo episodio è rieccheggiato fragorosamente a livello mediatico per ovvie motivazioni folkoristiche (chi non si ricorda gli sfottò durante il servizio militare “vicentino maledetto hai mangiato il mio micetto”). Non che sia a favore o giustifichi questi episodi (sono un devoto sostenitore della LAV) ed usanze alimentari del passato stile “L'albero degli zoccoli”, tuttavia mi ha fatto molto più adirare come le cronache mediatiche abbiano scritto fior di pagine sull'accaduto (più che altro perchè è stato coinvolto un personaggio noto della televisione), mentre non si soffermano un minuto a far comprendere, a tutti quelli che inorridiscono per un povero micio cucinato al vapore, la mattanza dei poveri agnellini che sta avvenendo proprio in questi giorni nei macelli italiani, per consentire di celebrare nel conviviale calore della propria famiglia un rituale altrettanto barbarico come quello della (Sanguinosa) Pasqua Cristiana.
In Italia alleviamo, cuciniamo e mangiano i conigli: per altre popolazioni questo è grande segno di inciviltà in quanto il coniglio è considerato un animale di affezione al pari del cane o del gatto, quindi guai a chi sogna di mangiarlo. Lo stesso a mio modo di vedere si potrebbe dire anche per il povero agnellino al quale viene riservato un trattamento piuttosto crudele: prima viene stordito, poi issato per una zampa, successivamente gli viene incisa la giugulare, e quando sopraggiunge la morte per iugulazione, allora passa alla operazioni di macellazione e porzionatura. Questo dovrebbe avvenire in teoria secondo il regolamento sanitario che definisce l'attività di macellazione, poi in pratica la fase di stordimento spesso viene “tralasciata” o "dimenticata” passando tosto alla recisione della giugulare da vivo ed in pieno stato di coscienza.
E tutto questo per consentire a tutte quelle mamme e ragazzini, recentemente indignati nel sentire in televisione di come si cucinava un gatto in tempi di fame e guerra, di poter gustare un abbacchio scottadito o un agnello al forno con patate alla menta nella Santa e Barbarica celebrazione della Pasqua Cristiana. Volete veramente trasmettere un messaggio di rinascita e resurrezione (intesa come una nuova epoca per risorgere) quale ci si aspetterebbe per la Pasqua ? Beh, allora smettete di ingozzarvi di carne e di sostenere con la vostra attività consumistica la proliferazione degli allevamenti intensivi a cominciare dai vitellini, finendo con i poveri ed innocenti agnellini. Che senso ha sostenere con il proprio comportamento consumistico un modello di sviluppo alimentare drogato quando un agnello per crescere di 1Kg in peso necessita di 10kg di cereali ? Ha senso in ottica cristiana decretare carestie, miseria e fame in paesi che non possono produrre il proprio sostentamento alimentare in quanto i terreni ed i loro raccolti di cereali sono asserviti all'ingrasso degli animali da reddito nei paesi occidentali. Così è chiamato oggi un agnellino: animale da reddito e non di affezione come il gatto.
Alla prossima Pasqua volete veramente abbracciare il pensiero cristiano e farlo vostro ? Volete contrastare la fame nel mondo ? Volete ridimensionare l'impatto ambientale dell'agricoltura e dell'allevamento intensivo ? Volete avere acque di falda più pulite ? Volete salvare l'Amazzonia dalla deforestazione ? Volete limitare l'effetto serra ? Per chi non lo sapesse, le deiezioni gassose dei bovini sono la principale causa dell'effetto serra sul pianeta. La soluzione a tutto questo esiste. Si chiama contingentamento del consumo di carne animale da allevamento intensivo (o meglio ancora la totale abolizione): il reale male del pianeta e la causa di moltissime patologie che colpiscono l'uomo in questi ultimi decenni. Cercate d'ora in poi, cominciando con quest'anno, di celebrare una Santa Pasqua e non una Sanguinosa Pasqua Barbarica: diventate anche voi fautori di un cambiamento per migliorare il nostro pianeta e preservarlo da quello che è considerata la peggiore minaccia per la sua stessa sopravvivenza. Preserve our planet: it's up to you.
www.eugeniobenetazzo.com
domenica 7 marzo 2010
SEMINARIO CSB: Divinità Umanità e Natura nella Bhagavad-gita
Se è vero che un testo sacro è valido nella misura in cui fornisce strumenti teorici e pratici per poter realizzare livelli superiori di coscienza, è quindi se offre concetti, intuizioni, modelli di vita adatti ad affrontare e risolvere problemi esistenziali degli individui e quelli più complessi della società, allora non è azzardato affermare che la Bhagavad-gita e un'opera di intramontabile valore. I sociologi possono approfondirvi l'architettura sociale contenuta nella dottrina del varna-ashrama dharma; i politici possono riflettere sui drammatici dilemmi del principe Arjuna; gli economisti riscoprire un'economia cosmica che unisce il mondo terrestre a quello celeste, e gli psicologi comprendere e curare aspetti malsani della personalità umana.
La Gita prospetta un equilibrio dinamico tra i contrari, azione e non-azione, ottenuto grazie ad una conoscenza superiore che consente all'individuo di esistere totalmente nelle sue coordinate spazio-temporali, di adempiere ai suoi doveri nel mondo senza evasioni pseudo meditative, e contemporaneamente di aprirsi ad un'autentica dimensione metastorica
Seminario CSB: Antropologia nella Bhagavad-gita
Albettone (VI), 1-5 Aprile 2010
Prabhupadadesh - Via Roma 9, Albettone (VI)
Relatore: Marco Ferrini, Fondatore e Presidente del Centro Studi Bhaktivedanta
Seminario residenziale.
Il programma prevede:
- pratiche di antiche vie di realizzazione interiore: mantra e meditazione
- lezioni di yoga e pranayama
- workshops: laboratori di gruppo sul tema del seminario
- filmati, letture, musica, teatro
- alimentazione vegetariana secondo i principi dello Yoga e dell'Ayurveda
Informazioni e Prenotazioni
Segreteria CSB
0587 733730
320 3264838
secretary@c-s-b.org
venerdì 19 febbraio 2010
SIAMO I PIU' VEGETARIANI D'EUROPA.
SEI MILIONI DI PERSONE, INCLUSI I VEGANI CHE RIFIUTANO ANCHE LATTE E UOVA.
UNA DIETA CHE E' UNA SCELTA DI VITA: 'MA NON CI SENTIAMO SUPERIORI AGLI ALTRI'.
Di Jenner Meletti.
L'Italia che non mangia la carne siamo i più vegetariani d'Europa
Colpa di un frigorifero troppo illuminato. "Ho visto le bistecche rosse, il prosciutto, il pollo... Prima erano solo "prodotti" comprati al supermercato. Quel giorno ho capito che il frigo era pieno di animali, uccisi e fatti a pezzi per diventare il mio cibo quotidiano. Sono passati venticinque anni. Da allora sono vegetariano". Quasi un colpo di fulmine, per Franco Castorina, coordinatore nazionale della Società vegetariana di Genova. Luciana Baroni, medico di Mestre e fondatrice della Società scientifica di nutrizione vegetariana si è invece allontanata da fiorentine di manzo e grigliate di pesce il giorno in cui ha compiuto quarant'anni. "Ci pensavo anche prima, alle sofferenze degli animali. Ma non riuscivo a decidermi. Poi ho pensato di farmi un regalo di compleanno: nutrirmi senza provocare sofferenze. E ho scoperto che così si vive anche meglio".
Si fa presto a dire "vegetariani". In questa galassia ci sono infatti i "latto-ovo-vegetariani" che escludono carne, pesce, molluschi e crostacei ma si cibano di latte, uova e qualunque tipo di vegetale. Ci sono i "latto-vegetariani" che evitano anche le uova e derivati. Infine ci sono i vegani che assieme a carne e pesce rinunciano anche a latte e uova. Sei milioni - secondo un'indagine Ac Nielsen rielaborata dall'Eurispes - che in questo 2010 dovrebbero diventare sette milioni (i primi in Europa, secondo le stime dell'Unione vegetariana europea). Fra loro, il 10 per cento sono vegani.
"Nella nostra società di nutrizione - dice Luciana Baroni - siamo in 400, quasi tutti professionisti. Cerchiamo di spiegare cosa sia davvero il vegetarismo e come una dieta a base di cibi vegetali rappresenti uno dei più efficaci e piacevoli mezzi per restare sani. Non ci sentiamo missionari, non vogliamo convertire quelli che noi chiamiamo gli onnivori. Siamo però a disposizione di chi cerca un'alimentazione più salubre".
Da qualche anno la dottoressa è anche vegana. "All'inizio pensavo che la sofferenza fosse solo negli allevamenti, con gli animali ingrassati a forza, i trasporti, la macellazione... Poi ho smesso di bere latte e mangiare formaggi perché alla mucca viene portato via il vitello per portare il latte al caseificio. Anche nelle uova ci sono dolore e sofferenza. Il polli da uova sono diversi da quelli da carne e i pulcini maschi che ovviamente non possono fare uova vengono buttati in un macina carne e diventano cibo per altri animali".
Le associazioni di vegetariani sono diverse (tre le principali, a Milano, Mestre e Genova) ma il messaggio è comune: "Il vegetariano non rinuncia ma sceglie. Il vegetariano è felice". "Oggi - racconta Luciana Baroni - mi sono preparata pasta con i broccoli e porri poi pane con tahin, una salsa di semi di sesamo. Se diventi vegetariano, non perdi gli amici. Quelli che vengono a cena da me alla fine mi chiedono le ricette. Se vado a casa d'altri li avverto della mia scelta e un risotto o una pasta riescono a prepararmeli". Felice anche il genovese Francesco Castorina. "Oggi mi sono cucinato pasta integrale con minestrone e hamburger di lenticchie. Il cibo è importante, nel nostro messaggio. Non a caso, le nostre conferenze sono brevi - massimo mezz'ora - e sono sempre seguite da cene, cuore dei corsi di cucina pratica e teorica. Tante le domande che ci vengono poste. Una dieta vegetariana è pericolosa? Si può vivere senza carne? La nostra dieta - rispondiamo - è pericolosa se fatta male, come del resto la dieta degli onnivori. Si sopravvive? Gran parte degli indiani da secoli non si cibano di carne. Il ferro e il calcio? Basta scegliere le verdure e i legumi giusti".
Ravioli di tofu, polpette di piselli, biscotti d'orzo... "Certo, ci vuole più tempo che cuocere una bistecca. Ma basta guardare meno tv e il tempo si trova. Essere vegetariano vuol dire fare una scelta di vita ma non ci sentiamo superiori agli altri. Una signora genovese (ha 85 anni ed è vegetariana da 70) dice però che se si può essere vegetariani senza essere buoni (Hitler era vegetariano, ndr) non ci può essere bontà senza vegetarismo. In passato tanti ci guardavano in modo strano, ora qualcosa sta cambiando. Qui a Genova, ad esempio, ci hanno chiamato a fare conferenze al festival della Scienza. Vuol dire che ci prendono sul serio".
Non si pagano quote, per entrare nella Società genovese. Basta iscriversi al sito. "Con la scelta vegetariana si diventa anche amici. Alla fine di marzo organizzeremo a Claviere la prima settimana bianca vegetariana, con cucina vegana. Anch'io ho fatto questa scelta, quando ho scoperto che latte e formaggi mi facevano gonfiare le mani".
Tutti uniti per la propria salute e per la salute del mondo. Vegetariani e vegani, nel loro materiale informativo, raccontano che "per produrre un solo chilo di carne servono dai 7 ai 16 chili di soia o altri legumi, 15.500 litri di acqua pulita e 323 metri quadri di pascolo". Il chilo di carne viene mangiato da chi se lo può permettere mentre i poveri del mondo debbono rinunciare ai legumi. Per dimostrare che la dieta senza carne e pesce non debilita si citano i nomi di atleti che hanno fatto stupire il mondo: da Carl Lewis a Martina Navratilova, da Paavo Nurmi a Edwin Moses.
"Mentre per una dieta vegetariana non ci sono problemi - dice il professor Vincenzino Siani, docente di Ecologia della nutrizione all'università di Tor Vergata - qualche dubbio esiste per la dieta vegana. Le proteine si trovano anche in cereali e legumi ma la vitamina B12 nei vegetali non è presente - se non in piccola parte in certe alghe - e chi anche rinuncia a latte e uova ne resta privo. Per questo i vegani debbono assumere questa vitamina in pillole e questo è il loro tallone d'Achille. Io sono vegetariano ma non vegano. Non ci si può giustificare dicendo che l'uomo per secoli ha mangiato solo vegetali ed è riuscito a sopravvivere. Chi mangiava erbe, foglie e verdure in passato mangiava anche gli insetti che c'erano in mezzo e pezzetti di terra. La nostra igiene ha cambiato il modo di assumere i vegetali, non più "arricchiti" come in passato".
Il dieci per cento di vegani sembra però in aumento. "Chi da onnivoro diventa vegetariano, nei primi tempi, rinunciando a carne e pesce, si butta sul formaggio e a volte eccede. Crede che a fargli male sia il formaggio e invece è solo l'eccesso di tale cibo. E allora rinuncia. Io continuo ad assumere latte e derivati, sia pure in piccola quantità. Mi sembrerebbe assurdo ricorrere a pillole".
A Verona, nel giugno scorso, è stato aperto il primo ambulatorio pediatrico vegetariano d'Italia. "I vegetariani - racconta il professor Leonardo Pinelli, diabetologo e nutrizionista pediatrico - vogliono che anche i loro figli seguano la loro scelta e non sanno a chi rivolgersi. I pediatri non sono preparati e si arrabbiano. "Cosa, non vuol dare la carne a suo figlio?"". L'ambulatorio è pubblico e gratuito, organizzato dalla Asl e dall'università. "Noi sappiamo che la dieta vegetariana fa bene. Sappiamo che il 40% delle malattie, dal diabete al colesterolo all'ipertensione, possono essere affrontate con una dieta vegetale. Ma non abbiamo dati italiani, statistiche e ricerche arrivano quasi tutte dagli Stati Uniti. Noi vogliamo studiare i "nostri" genitori e i "nostri" bambini. Vengono da noi papà e mamme cui non bastano le informazioni prese in Internet o nel negozio macrobiotico. Vengono a chiedere, ad esempio, cosa fare per lo slattamento ai sei mesi, quando gli altri piccoli passano agli omogeneizzati di carne. Noi indichiamo frutta, brodo vegetale, crema di riso o mais e tapioca. Dopo una o due settimane consigliamo le pappine di lenticchie rosse decorticate. Certo, può stupire una scelta vegetariana fatta dai genitori per i neonati, ma saranno comunque i piccoli a decidere quando saranno cresciuti. C'è da rilevare però che il gusto si forma nei secondi sei mesi di vita e ai bimbi resterà per sempre la passione per sapori delicati come quelli dei legumi e delle verdure. I genitori vengono da noi anche per un altro motivo. Alla nonna che protesta perché un bimbo non può crescere senza carne, la mamma potrà farsi forte del parere di un docente universitario".
Fonte: www.repubblica.it
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